Farmaci per il diabete: Empagliflozin, un inibitore di SGLT2, protegge il cuore come le statine


Il diabete aumenta di 2-4 volte il rischio di malattie cardiovascolari e di ictus e del 50% quello di insufficienza renale cronica fino alla dialisi.

Gli obiettivi della terapia antidiabetica sono quelli di ridurre i sintomi di questa condizione, morbilità e mortalità ad essa correlate, di prevenirne le complicanze acute e croniche, di migliorare la qualità di vita.

Finora, i farmaci per il trattamento del diabete presentavano una buona efficacia nel mantenere un buon compenso glicemico e nel prevenire le complicanze microvascolari, ma erano poco efficaci nel ridurre le complicanze macrovascolari e la mortalità.
Ora, Empagliflozin ( Jardiance ), un inibitore di SGLT-2 ( co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 ), ha dimostrato di essere in grado di ridurre anche la mortalità nei pazienti con diabete mellito.

Empagliflozin agisce riducendo il riassorbimento di glucosio da parte del rene.

Questo farmaco ha inoltre dimostrato una serie di effetti ancillari, quali la riduzione dei trigliceridi e della pressione arteriosa, che contribuiscono a ridurre il rischio di eventi e di mortalità cardiovascolare in maniera estremamente significativa e inedita per un farmaco anti-diabete.

Lo studio EMPA-REG OUTCOME, pubblicato su The New England Journal of Medicine, ha dimostrato che Empagliflozin riduce la mortalità per cause cardiovascolari del 38%, quella per tutte le cause del 32% e i ricoveri per scompenso cardiaco del 35%.

Il trattamento di 39 pazienti per 3.1 anni con Empagliflozin permette di evitare un decesso ( NNT=39 ).
Con le statine, nello studio 4S, il numero di pazienti da trattare per 5 anni con Simvastatina per evitare un decesso è risultato pari a 30 ( NNT=30 ).

Per la prima volta un farmaco per il diabete ha mostrato protezione cardiovascolare paragonabile a quella delle statine.
Osservando le curve di mortalità relative ai soggetti trattati con Empagliflozin, rispetto ai controlli, è stato riscontrato che le due curve si separano molto precocemente dall’inizio della terapia con questo inibitore di SGLT-2, mentre nel caso delle statine è necessario attendere 12-24 mesi di trattamento prima di veder divergere le curve di mortalità rispetto ai controlli.

Inoltre, Empagliflozin esercita un effetto protettivo nei confronti dei reni. La disfunzione renale nei soggetti con diabete mellito aumenta nettamente il rischio di mortalità.
Dall'analisi di EMPA-REG OUTCOME è emerso che Empagliflozin rispetto al placebo in 3 anni di trattamento riduce del 39% l’incidenza di un peggioramento della nefropatia ( progressione a macroalbuminuria, raddoppio dei livelli di creatininemia, inizio della terapia renale sostitutiva o mortalità per malattia renale ) nei soggetti con diabete mellito di tipo 2 a elevato rischio cardiovascolare.
Un risultato importante per il fatto che il 35% dei soggetti con diabete mellito è destinato ad andare incontro a insufficienza renale e che la metà circa dei pazienti in dialisi è rappresentata da diabetici. ( Xagena_2018 )

Fonte: Boehringer Ingelheim & Lilly, 2018

Xagena_Medicina_2018